Il Grifone Gyps fulvus
U vuturùni
Il Vuturùni o Vutùru, nome dialettale siciliano del grifone, che deriva dal latino Vultur (avvoltoio), ha dato il nome a diverse montagne e cittadine dell’isola, come Pizzo Vutùro e Caltavuturo.
In Sicilia questo avvoltoio ha da sempre rappresentato il mondo della civiltà pastorale e contadina, trovando nei pascoli e nella steppa cerealicola il suo habitat ottimale.
Foto. Un giovane grifone nel suo habitat ottimale.
Il grifone non è un predatore.
Privo di veri e propri artigli non è in grado di catturare animali vivi.
È un avvoltoio che si ciba esclusivamente dei cadaveri degli animali che trova nel territorio.
Foto: Grifoni al pasto
Il grifone si ciba di carogne
Il becco, robusto e tagliente, è adatto a lacerare la carne dei cadaveri.
Il gozzo, molto capiente, può contenere anche 2 kg di carne.
Il lungo collo gli consente di raggiungere le viscere più profonde delle carogne.
L’assenza di piume nella testa e nel collo gli evita di inzupparsi di sangue quando si nutre.
Foto: Grifone che si è appena cibato su di una carcassa; da notare il lungo collo e la testa sporchi di sangue, ed il gozzo pieno di cibo.
Il grifone è fra gli uccelli più grandi del mondo.
Può raggiungere i 3 metri di apertura alare, 1 metro di altezza ed un peso di 11 kg.
Il colore del collare di piume fulvo (rossiccio) nei giovani, cambia progressivamente fino a diventare bianco negli adulti, dopo i 5 anni. Il nome scientifico Gyps fulvus deriva dal colore fulvo del piumaggio. Le penne delle ali e della coda sono di colore nero.
Il becco, da nero nei giovani del primo anno, si va progressivamente schiarendo negli adulti, fino a diventare grigiastro. Vive in media 30 anni.
Foto: Grifone in volo.
Il grifone è un animale molto socievole.
Ha uno spiccato comportamento sociale; forma colonie di diverse decine di individui, spesso di centinaia. Aggregandosi in gruppo i grifoni cooperano nel perlustrare il territorio alla ricerca di carogne.
Foto. Gruppo di grifoni in volo
Il grifone è uno “spazzino” dell’ambiente.
Il suo ruolo in natura di “spazzino dell’ambiente” è molto utile perché eliminando i corpi delle bestie morte, potenziali fonti di contagi di morbi, riduce il propagarsi di possibili epidemie.
Foto. Grifoni al pasto su di una carcassa di cavallo.
Il grifone può percorrere centinaia di chilometri in un solo giorno.
Con le sue grandi ali intercetta i flussi d’aria calda formatisi in seguito al riscaldamento del suolo, che gli consentono di risalire, con un basso dispendio di energia, anche a migliaia di metri di quota, dopo di che, “veleggiando”, può percorrere distanze notevoli.
Disegno: Le frecce in rosso indicano i flussi di aria calda; la linea a spirale indica il percorso che compiono i grifoni per prendere quota, facendosi sollevare da questi flussi; la linea continua indica la distanza percorsa “veleggiando”.
Dove nidifica il grifone
Nidifica negli anfratti delle alte pareti rocciose scoscese, in cui sono presenti delle cavità.
Sia la cova dell’uovo, sia la cura del pulcino, vengono effettuati da entrambi i genitori, che non lasciano mai il piccolo da solo.
Foto: Caratteristica parete rocciosa utilizzata dai grifoni per la nidificazione.
La riproduzione del grifone
Dopo i voli di corteggiamento, che hanno luogo ad inizio inverno, tra gennaio e febbraio avviene l’accoppiamento, seguito dalla deposizione dell’unico uovo; la cova dura 54-58 giorni. L’involo del giovane, che a circa 75 giorni raggiunge le dimensioni dell’adulto, avviene in estate, dopo 115-120 giorni di permanenza nel nido. Sarà maturo sessualmente a circa 5 anni.
Foto: Il pulcino nel nido viene accudito da entrambi i genitori.